Un capitello, una cripta, un affresco

La cappella ottagonale della chiesa cosentina di S. Domenico nasconde al di sotto una antica cripta, nella quale è emerso un piccolo capitello.

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Che Cosenza sia una città ricca di storia si sa. Che questa storia sia in gran parte sconosciuta o poco approfondita è altrettanto vero. Uno dei monumenti simbolo della città è senza dubbio il complesso di San Domenico, la cui cupola barocca caratterizza l’orizzonte cosentino e segna il passaggio tra la parte vecchia e la parte nuova, tra la città arroccata sul Pancrazio a quella sviluppatasi sulla piana del Crati.

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Studiato in lungo e in largo, il complesso di San Domenico non manca però di mostrare ancora qualche piccola sorpresa, e non potrebbe essere altrimenti visto che dal medioevo ad oggi è stato interessato da continui rimaneggiamenti, con aggiunte di edifici, di chiese, sale interne, cappelle e … cripte.

Uno degli angoli più singolari di tutto il complesso conventuale è certamente la cosiddetta cappella ottagonale, una struttura che ha fatto tanto incuriosire gli studiosi di storia locale. La chiesa ed il convento furono fondate a metà del ‘400, e la cappella ha tutte le caratteristiche per risalire a questo periodo.

La sua particolare forma ha dato luogo a molte ipotesi sia sulla sua funzione originaria che sulla simbologia ad essa accostata, e non si può comunque fare a meno di pensare un collegamento con il più famoso ottagono cittadino: la torre del sveva del castello. La differenza cronologica tra i due ottagoni sarebbe di circa duecento anni.

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Riguardo alla funzione che svolse, sarebbe da escludere un suo utilizzo come battistero. Inoltre c’è da segnalare un fatto interessante: al di sotto del piano della cappella c’è un altro vanno buio e interrato.

È bastato dare una occhiata servendosi del flash della macchina fotografica per capire che si trattava di una cripta. Di uno scolatoio, per la precisione. Sulla parete di fondo sono ancora presenti, infatti, circa otto sedili in muratura, separati da delle lastre di tufo sagomate, dove i corpi dei frati venivano sistemati.

Il vano sotto la cappella ottagonale si mostra oggi pulito, un particolare, però, è sfuggito a chi per ultimo si è recato in quel posto. Sul pavimento si è infatti ritrovato nel corso della “visita” al piccolo locale un capitello in tufo di modeste dimensioni, che è stato lasciato presso la chiesa. Si tratta di un capitello nato per essere incassato in una parete, una mensola in pratica, che mostra ai due lati delle foglie stilizzate e al centro altri motivi vegetali appena abbozzati.

fotoaffresco Per il materiale e per l’aspetto si potrebbe ipotizzare che sia riconducibile a qualche parte della costruzione quattrocentesca e dando una occhiata così agli altri elementi architettonici ancora visibili è di nuovo nella cappella ottagonale che si va a finire.

Sono stati troppi gli stravolgimenti che hanno interessato i monumenti cittadini per tracciarne con precisione le vicende. Intanto un piccolo pezzo di affresco sbuca da sotto l’imbiancatura di una parete dell’oratorio del Rosario. Qualche rinvenimento fortuito sembra così riemergere ogni tanto proprio per ricordarci che quello che vediamo non è che l’ultima fase di una storia lunga diversi secoli.

Lorenzo Coscarella

Articolo intero su PdV, 09/05/2013, p.17:

Articolo Capitello Cripta S. Domenico

2 pensieri su “Un capitello, una cripta, un affresco

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