De Cardona, Nicoletti e la nascita del Ppi a Cosenza

Cento anni fa nasceva il Partito popolare italiano. Nel cosentino la nascita del nuovo soggetto politico fu accolta con entusiasmo e vide in prima linea don Carlo De Cardona e don Luigi Nicoletti

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Cento anni fa, il 18 gennaio 1919, don Luigi Sturzo lanciava il celebre appello indirizzato “A tutti gli uomini liberi e forti”. Un vero e proprio manifesto politico che sanciva la nascita di un nuovo partito: il Partito popolare italiano. In realtà il nuovo soggetto politico iniziava il suo percorso sulle basi già solide delle varie organizzazioni di ispirazione cattolica presenti sul territorio nazionale.

Anche in Calabria la nascita del nuovo partito venne accolta con entusiasmo da quella parte del mondo cattolico attiva da decenni su più fronti. In regione, sin dalla fine dell’800, il movimento cattolico era vivo e operoso in diverse zone. Il nome di don Carlo De Cardona, sacerdote di Morano Calabro operante per lungo tempo a Cosenza, è un po’ il simbolo di ciò che ha rappresentato il movimento cattolico nella provincia di Cosenza. De Cardona infatti fondò Casse rurali, Leghe del lavoro, circoli giovanili. In moltissime iniziative interveniva con discorsi e conferenze tramite le quali sottolineava l’importanza dell’azione e della cooperazione.

Insieme a De Cardona non può non ricordarsi la figura di don Luigi Nicoletti, originario di San Giovanni in Fiore, che fu non solo sacerdote ma anche uomo politico, giornalista e letterato.

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De Cardona e Nicoletti furono i principali sostenitori della nascita del Partito popolare a Cosenza già nelle settimane immediatamente successive all’Appello ai Liberi e Forti, e con loro erano presenti numerosi altri esponenti del movimento cattolico locale tra cui Caputo, Sensi, Filice, Sorbaro. Uomini di estrazione sociale e culturale diversa ma accomunati dall’impegno politico e sociale. In moltissimi centri del cosentino, dalle cittadine più grandi fin nei piccoli paesi, in pochi anni si costituirono diverse sezioni del partito, grazie anche all’attivismo di diversi sacerdoti e laici. Non mancarono le difficoltà, provenienti sia dall’esterno sia dall’interno dello stesso mondo cattolico.

La stagione del popolarismo però durò poco. Con l’avvento del fascismo e l’affermarsi della dittatura il Partito popolare venne sciolto nel 1926 insieme agli altri partiti politici. Molti esponenti a livello nazionale finirono in esilio, ma anche a livello locale furono in molti a ritirarsi dalla scena politica o a continuare l’impegno contrastando le politiche più autoritarie del regime. Ne è un esempio lo stesso don Luigi Nicoletti, che per il suo antifascismo fu allontanato da Cosenza per diversi mesi. Nicoletti, proprio dalle colonne del settimanale Parola di Vita di cui fu direttore negli anni ’30, non risparmiò attacchi al fascismo e alle politiche razziste sostenute in quegli anni dal regime e dopo la caduta della dittatura fu nuovamente in prima linea a lavorare per il ristabilimento della vita politica democratica.

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Per ricordare il centenario della fondazione del Partito popolare italiano, l’ICSAIC, Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, ha organizzato presso l’Università della Calabria il convegno nazionale “Alla scuola di don Sturzo: il popolarismo nel Mezzogiorno. A cento anni dall’Appello ai Liberi e Forti”. L’iniziativa si è tenuta il 13 novembre 2019 ed ha rappresentato un momento di approfondimento sul legame tra il popolarismo ed il Mezzogiorno d’Italia.

Lorenzo Coscarella

articolo intero su Parola di Vita n. 35 del 14 novembre 2019, p. 21

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Sul convegno tenutosi presso l’Università della Calabria:

Convegno_Popolarismo_Meridione

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