La tomba del re ribelle

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Enrico VII fu sepolto nel Duomo di Cosenza nel 1242, e la sua fu la prima delle “regie tombe” presenti nel monumento insieme a quella della regina Isabella di Francia e a quella andata perduta di Luigi d’Angiò.

Il sarcofago indicato come la sua tomba è posto alla fine della navata destra, addossato al muro vicino ai resti dell’antico pavimento. Si tratta di un bel sarcofago romano in marmo risalente circa al IV secolo d.c., detto “sarcofago di Meleagro” perché rappresenta sul fronte la scena mitologica dell’uccisione da parte dell’eroe greco del cinghiale calidonio.

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In realtà non è chiaro dove la tomba fosse collocata in origine. Secondo Andreotti “il suo tumulo fu alzato nel corridoio che precede l’entrata due congregazioni di S.Filippo e Giacomo e dell’Assunta” e lo stesso storico precisa poi che “esso vi stette sino al 1576 epoca in cui l’Arcivescovo Matteo Andrea Acquaviva volendo rendere più largo quel corridojo di lì il fece togliere”.

In quell’occasione il sepolcro fu aperto, e “vi si trovarono le ossa avvolte in un panno di seta color leonato tessuto d’oro consunto”. Secondo alcune fonti i resti vennero così conservati per qualche tempo nella sagrestia.

Il sarcofago ora esposto venne ritrovato nel 1934 durante degli scavi “nel campo della navata centrale presso la porta”. Il riutilizzo di reperti classici per le sepolture era prassi comune nel medioevo, anche tra i regnanti. Ad avvalorare l’ipotesi che i resti in esso contenuti siano del figlio di Federico II è stata una indagine paleo-patologica eseguita nel 1998, indagine che ha verificato la presenza sullo scheletro di deformazioni al ginocchio e sul cranio, corrispondenti alle caratteristiche fisiche di Enrico tramandateci dalla storia.

Lorenzo Coscarella

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(Parola di Vita, n.24/05/2012, p.20)

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