La Calabria com’era, in mostra a Palazzo Arnone

Una mostra dedicata alle foto che hanno raccontato la Calabria tra il XIX e il XX secolo, con antichi scatti che mostrano feste popolari, antichi mestieri, luoghi. 160 immagini realizzate dai pionieri della fotografia calabrese.

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È sempre maggiore l’attenzione che si riserva alla fotografia d’epoca, non solo come strumento che testimonia momenti del passato ma anche come vera e propria forma d’arte. Alcuni scatti infatti vanno oltre la semplice rappresentazione di un istante e diventano essi stessi un documento eccezionale da mettere in mostra.

Mostra_foto_antiche_calabriaLa Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, a Cosenza, presenta dunque “La Calabria com’era. Fotografia e fotografi tra ‘800 e ‘900”, una mostra dedicata alle foto e ai fotografi che hanno raccontato la Calabria tra il XIX e il XX secolo.
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Nomi a volte noti, altre sconosciuti, che hanno in comune l’essere stati i primi a imprimere sulle loro lastre la gente, gli eventi, i luoghi di una regione che da allora è cambiata tanto. Circa 160 immagini, provenienti dall’Archivio Storico del Banco di Napoli e dalla Fondazione archivio storico fotografico della Calabria.

Calabria_foto_di_gruppoTutta la regione è ben rappresentata attraverso gli scatti dei pionieri della fotografia calabrese, ma anche di studiosi che hanno utilizzato le foto come supporto alle loro ricerche. Si ammirano così scatti ottocenteschi dei fratelli Santoro di Cosenza, o degli Scarpino di Catanzaro, insieme a immagini realizzate da Rohlfs, Zanotti Bianco e Lombardi Satriani.

Alcune delle stampe esposte mostrano le principali città, con le loro strade, i palazzi, gli uomini illustri, ma ancora più suggestive sono le molte foto relative ai centri minori. Per questi ultimi, infatti, è ancora più raro trovare testimonianze del passato, e gli antichi scatti che ne mostrano le feste popolari, gli antichi mestieri, luoghi ormai irriconoscibili assumono ancora più rilievo.

Cosenza_commemorazione_Fratelli_BandieraDa vedere anche le riproduzioni di antichi documenti inerenti al tema, e soprattutto le attrezzature utilizzate dai fotografi, dalle macchine fotografiche ai vecchi fondali che facevano da scenario per i ritratti che siamo abituati a vedere anche negli album di famiglia.

La mostra è visitabile gratuitamente fino al 22 febbraio 2015, occasione per ammirare anche le altre collezioni della Galleria Nazionale di Cosenza.

Lorenzo Coscarella

(PdV, 22/01/2015, p.21)

1584, la prima “foto panoramica” di Cosenza

Nella Biblioteca Angelica di Roma è conservata una delle più antiche raffigurazioni della Città dei bruzi risalente circa al 1584.

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Vedere una foto in bianco e nero di un luogo aiuta ad immaginare come questo potesse essere nel passato. Uno strumento prezioso, che fissa sulla carta l’immagine di un posto naturalmente soggetto a cambiamenti. Ciò è possibile fino a circa un secolo addietro, o poco più, quando la fotografia iniziò a diffondersi. Ma prima?

CosenzaPrima della diffusione della fotografia erano ovviamente molto più rare le rappresentazioni di vedute o di luoghi. Raffigurazioni affidate per lo più a disegni, a incisioni a stampa o a qualche raro dipinto.

Per il caso cosentino ci sono fortunatamente pervenute alcune sporadiche riproduzioni della città, che aiutano a farci una idea di come potesse essere la Cosenza del passato.

Angelo RoccaLa più antica, ma forse la più precisa, di queste raffigurazioni della Cosenza di un tempo è conservata a Roma presso la Biblioteca Angelica, fondata nel 1604 dal monaco e vescovo agostiniano Angelo Rocca. Fu proprio Angelo Rocca a “commissionare” il disegno della città intorno all’anno 1584. L’agostiniano, infatti, aveva in progetto di stampare un’opera con la storia delle principali città dove aveva sede il suo ordine e aveva richiesto ai rappresentanti agostiniani locali di mandargli informazioni e un disegno per ciascuna città.

Cosenza_esplorazioni_cosentineA Cosenza il Rocca era stato di persona proprio nel 1584 per visitare insieme ad un superiore il convento degli agostiniani. La struttura ospita attualmente il Museo dei Brettii e degli Enotri, ed è annessa all’antica chiesa di Sant’Agostino ancora aperta al culto.

La carta di Cosenza venne realizzata in quel periodo. Non è chiaro chi ne sia l’autore, in ogni caso presenta una discreta accuratezza nella rappresentazione dell’abitato, delle chiese, delle strade, dei fiumi, il tutto esplicato in una legenda alla base del disegno.

Cosenza_esplorazioni_cosentine_Esaminando il disegno a primo impatto risulta chiaro come la città fosse concentrata in gran parte sul colle Pancrazio, che nella carta è detto stranamente “Monte elisio”, sormontato dal castello che ancora svolgeva appieno la sua funzione difensiva.

Cosenza_esplorazioni_cosentine.La parte tra il fiume Crati e il castello era dunque il vero e proprio centro cittadino, articolato in strade e vicoli che si snodavano, come ancora adesso avviene, a partire dalla strada principale corrispondente all’attuale corso Telesio. Al centro la “Piazza maestra”, sulla quale spicca la “Ecclesia Cathedrali” raffigurata in modo abbastanza preciso.

Poco sotto il castello, la “porta chiana” è rappresentata come una strada d’accesso alla città affiancata da due file di edifici.

Oltre il Pancrazio la città si estende per una porzione anche al di là dei fiumi. Sull’altra sponda del Crati sono presenti le aree dei Pignatari, della Garrubba, della Reginella e del colle detto “lo Triglio”, con i palazzi “del m.o portolano” e “del Re” o “de la Corte”, attualmente chiamato Palazzo Arnone.

Cosenza_Calabria_ItaliaAl di là del Busento, invece, si estende il sobborgo dei Rivocati, anch’esso caratterizzato da edifici religiosi piccoli e grandi.

I fiumi e i ponti sono tracciati con una certa accuratezza. Il Crati è attraversato dal Ponte di S. Agostino e dal “Ponte di s. Maria per andare alla beccaria” (oggi chiamato S. Francesco e che porta all’attuale Piazza Piccola). Sul Busento, invece, il ponte dei Rivocati presenta le tre arcate citate dagli storici, con la porta sull’imboccatura che permetteva di chiuderne l’accesso.

Osservando il disegno viene naturale confrontare la città disegnata nella carta del Rocca con la Cosenza attuale, notare le tracce di ciò che si è conservato e conoscere anche ciò che non c’è più.

Lorenzo Coscarella

(Articolo intero su Parola di Vita, 15/05/2014, p. 19)

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