I mulini ad acqua di Cosenza

Sulle rive del Busento e del Crati nei secoli scorsi operarono diversi mulini ad acqua per la macinazione di cereali. Un tempo fondamentali anche per l’economia cittadina, oggi non ne resta quasi traccia.

Si pensa ai mulini ad acqua per la macinazione di grano e altri cereali come strutture specifiche di paesaggi di campagna, funzionali ad una economia tipicamente rurale. In realtà a Cosenza, bagnata dai grossi fiumi Crati e Busento e da vari altri loro affluenti, i mulini ad acqua erano tanti, ed erano costruiti lungo i fiumi fin quasi nella città. Se ne ha attestazione almeno dal Basso Medioevo.
Nel 1208, ad esempio, Federico II concedeva diversi beni all’abbazia di S. Maria della Sambucina, a Luzzi. Molti dei possedimenti concessi si trovavano nelle pertinenze della città di Cosenza e tra questi figurava anche un mulino sul fiume Busento.

Una importante attestazione, sia documentale che grafica, della presenza dei mulini nella Cosenza del ‘500 ci viene fornita dalla nota raffigurazione della città nota come “Carta dell’Angelica”, elaborata intorno al 1584. Nella carta sono localizzati più mulini, indicati come “Molina di Crati” e “Molina di basenti” e distribuiti sui rispettivi fiumi. Graficamente le costruzioni dei mulini sono rappresentate come piccoli edifici caratterizzati da grandi archi nella parte inferiore, ad indicare la bocca per la fuoriuscita dell’acqua verso i vicini fiumi.

Di seguito alcune rielaborazioni realizzate utilizzando le raffigurazioni dei mulini ad acqua individuabili nella carta del 1584 e nella stampa pubblicata da Pacichelli del periodo 1698-1703, ed altre coeve. In quella che segue sono evidenziati i mulini sul fiume Busento:

Cosa rimane oggi dei mulini sul Busento? Ci sono ancora dei resti di un mulino verso la confluenza con il fiume Jassa, inglobato in altri edifici e circondato da abitazioni. Non è certo che sia uno di quelli presenti nelle raffigurazioni citate, ma è la testimonianza che la loro attività è stata utile all’economia locale probabilmente fino agli inizi del ‘900.
Nella stessa zona, poco più a monte ma ricadendo già nel comune di Dipignano, è ancora presente il toponimo “molino irto”.

Nella rielaborazione che segue sono invece evidenziati i mulini sul fiume Crati:

La testimonianza visuale più datata è ancora una volta quella della carta dell’Angelica, di fine ‘500. Di sicuro un mulino sulla sponda destra del Crati è stato attivo fino alla metà del ‘900. Era il Mulino Leonetti, nel quartiere della Massa-Sant’Agostino, mulino originariamente ad acqua il cui canale pescava dal torrente Caricchio. Venne trasformato in mulino elettrico probabilmente agli inizi del ‘900 e la sua struttura è stata col tempo rimaneggiata e ampliata tanto da ospitare anche una scuola fino a qualche anno fa.

Nell’articolo pubblicato sul settimanale Parola di Vita è possibile trovare ulteriori notizie e approfondimenti su alcuni aspetti storici della presenza dei mulini a Cosenza.
Per chi fosse interessato all’argomento, invece, si segnala il gruppo Facebook Mulini ad acqua di Calabria, dove è possibile ripescare post e discussioni non solo sui mulini di Cosenza e del Cosentino, ma dell’intera regione.

Lorenzo Coscarella

Clicca sull’immagine per leggere l’articolo intero pubblicato su Parola di Vita del 22-07-2021:

Lorenzo Coscarella, La storia dei mulini ad acqua di Cosenza, in “Parola di Vita”, 22 luglio 2021, p. 8.